Beh, forse qualcuno nell’ opposizione ha qualcosa da imparare da quest’uomo + Video

“Sig. presidente del Consiglio,
Lei è uno spregiudicato illusionista, anzi un pregiudicato illusionista che, anche oggi, ha raccontato un sacco di frottole agli italiani, descrivendo un’Italia che non c’è e proponendo azioni del Governo del tutto inesistenti e lontane dalla realtà.

Fuori da qui c’è un Paese reale che sta morendo di fame, di legalità e di democrazia e Lei è venuto qui in Parlamento a suonarci l’arpa della felicità come fece il suo predecessore Nerone mentre Roma bruciava.
Quella stessa Roma che anche oggi i barbari padani vogliono mandare al rogo, insieme alla bandiera e all’Unità d’Italia.
Sono sedici anni che racconta le stesse frottole, ma le uniche cose che ha saputo fare finora sono una miriade di leggi e provvedimenti per risolvere i suoi guai giudiziari o per sistemare i suoi affari personali.
Al massimo, ha pensato a qualche altro suo amico della cricca, assicurando a lui prebende illecite e impunità parlamentari, proprio come prevede il vangelo della P2, Cosentino, Dell’Utri e compagnia bella docet!
Anzi, no! Un’altra cosa lei è stato ed è bravissimo a fare, e lo ha dimostrato ancora una volta in questi giorni: comprare il consenso dei suoi alleati ed anche dei suoi avversari. I primi pagandoli letteralmente con moneta sonante, con incarichi istituzionali, con candidature e ricandidature di favore; i secondi ricattandoli con sistematiche azioni di dossieraggio e di killeraggio politico di cui lei è maestro.
Sì, perché Lei, sig. Berlusconi è un vero “maestro”: intendo dire un maestro della massoneria deviata, un piduista di primo e lungo corso, un precursore della collusione e della corruzione di Stato.
Anzi di più. Lei è l’inventore di una forma di corruzione di nuovo conio, più moderna e progredita: cambiare le leggi in modo da non far risultare più reato quel che prima lo era e in modo da non rendere più punibili coloro che prima potevano essere condannati.
Questa mattina, Lei si è gonfiato il petto ricordando un nobile principio liberale: “Ad ognuno deve essere consentito fare tutto tranne ciò che è vietato”.
Certo, ma chi, in Europa, ha scritto con il proprio sangue questo tassello di democrazia liberale non pensava affatto che un giorno si sarebbe trovato davanti ad un signorotto locale che avrebbe dichiarato “non vietato” tutto ciò che gli pareva e piaceva a lui e che non era la legge a governare il sistema ma doveva essere Lui a governare la legge.
Lei, sig. Berlusconi, non è un presidente del Consiglio ma è uno “stupratore della democrazia” che, dopo lo stupro, si è fatto una legge, anzi una ventina di leggi ad personam per non rispondere di stupro!
Lei non è, come alcuni l’hanno definito, uno dei tanti tentacoli della piovra.
Lei è la testa della piovra politica che in questi ultimi vent’anni si è appropriata delle istituzioni in modo antidemocratico e criminale per piegarle agli interessi personali suoi e dei suoi complici della setta massonica deviata di cui fa parte.
Lei, oggi, ci ha parlato della volontà del Governo di implementare la lotta alla corruzione, all’evasione fiscale, alla criminalità economica delle cricche.
E che fa si arresta da solo? O ha deciso di prendersi a schiaffi tutte le mattine appena si alza e si guarda allo specchio?
Lei si è impossessato e controlla il sistema bancario e finanziario del Paese.
Lei controlla le nomine degli organi di controllo che dovrebbero controllare il suo operato.
Lei fa il ministro dello Sviluppo Economico e, come tale, prende decisioni a favore del maggior imprenditore italiano, cioè Lei (e dico maggior imprenditore, non migliore come maggiore e non migliore è l’imprenditoria mafiosa).
A Lei non interessa nulla del bene comune perché si è messo a fare politica solo per sfuggire alla giustizia per i misfatti che ha commesso.
Non lo dico solo io. Lo ha detto pure il direttore generale delle sue aziende, Fedele Confalonieri, ammettendo pubblicamente che “se Berlusconi non fosse entrato in politica noi oggi saremmo sotto un ponte o in galera”.
Lei si è impossessato dell’informazione pubblica e privata e la manipola in modo scientifico e criminale.
Un esempio? La casa di Montecarlo venduta da Alleanza nazionale. Lei e i suoi amici dell’informazione avete fatto finta di scandalizzarvi nell’apprendere che, dietro quella compravendita, c’è una società off-shore situata in un paradiso fiscale.
Ma si guardi allo specchio, imputato Berlusconi: Lei di società off-shore ne ha fatte ben 64 proprio per nascondere i proventi dei suoi reati societari e fiscali e per pagare tangenti ai politici e ai magistrati e lo ha fatto ricorrendo a quell’avvocato inglese David Mills, condannato per essere stato, a sua volta, da lei corrotto per mentire ai giudici e così permetterle di ottenere un’assoluzione comprata a suon di bigliettoni.
Già! Perché la magistratura che Lei ha corrotto: quella a Lei piace.
Invece, non le piace quella che vuole giudicarla per i suoi misfatti, tanto è vero che ora, al primo punto del suo ”vero programma”, quello di cui oggi non ha parlato, c’è la reiterazione del Lodo Alfano, cioè proprio di quella legge che deve assicurarle l’impunità per un reato gravissimo che lei ha commesso: la corruzione di giudici e testimoni.

Solo per questo fatto, Lei non meriterebbe un minuto in più di rappresentare il Governo italiano e se ancora riesce a starci è solo perché compra i voti ricattando quei parlamentari che si rassegnano a vivere vigliaccamente senza onore o senza coraggio!
Questo è il ritratto che noi dell’Italia dei Valori abbiamo di Lei, sig. Berlusconi!
E Lei, oggi, viene a chiederci la fiducia?
Lo chieda, ma non a noi.
Lo chieda a quelli che ha comprato o ricattato.
Lo chieda ai parlamentari di Futuro e Libertà che finalmente si sono resi conto con chi avevano e hanno a che fare ma non trovano, o non hanno ancora trovato, il coraggio di dissociarsi dal macigno immorale che Lei rappresenta.
Lo chieda al presidente Fini che nel suo discorso estivo a Mirabello ha detto esattamente (ed anzi di più) delle cose che sto dicendo io e ancora indugia a staccare la spina, passando, suo malgrado, da vittima a complice delle sue malefatte!
Lo chieda a tutta quella pletora di disperati che in questi giorni ha convocato a casa sua per offrire loro prebende o per minacciare imbarazzanti rivelazioni e che ora , abbagliati da improvvisa ricchezza o intimoriti dai dossieraggi che Lei ha architettato e commissionato, hanno deciso di vendere la loro anima e il loro onore dandole una fiducia che non merita!
Non lo chieda a noi che siamo stati primi a smascherare le sue reali e criminali intenzioni.”

Maroni a Nichi Vendola: “a Marzo si andrà alle elezioni”. + Video

Quello di ieri è stato un giorno da ricordare per Silvio Berlusconi. Prima per la sofferta discussione in aula, poi il fatto che il 29 Settembre è il suo compleanno. Un compleanno molto amaro come ha rivelato lo stesso premier, che a 74 anni suonati anche con mascara e ottima tintura di capelli, queste cose sono una bella mazzata. Il capo del governo ha ottenuto la fiducia con 342 voti a favore e 275 contrari, e in questo caso com’era prevedibile, i voti dei finiani e di Lombardo sono stati determinanti.

Berlusconi in aula è apparso subito in difficoltà e anche esibendo dati e risultati che non ci sono affatto, non è riuscito a convincere nessuno. A un certo momento è dovuto pure ricorrere a una citazione di Piero Calamandrei, giurista e costituente di area comunista, tanto invisa al premier. Alla fine è venuto fuori un bel minestrone scotto e senza sale, e le opposizioni mai viste fino a questo momento, hanno incalzato e attaccato il Presidente del Consiglio cercando di smontare le parti del suo discorso povero e molto confutabile. Bersani ha affermato che il governo deve”andare a casa” perchè sono 15 anni che Berlusconi racconta “favole”. Antonio Di Pietro leader dell’Italia dei valori ha rincarato la dose definendo Berlusconi” stupratore della democrazia” e questa frase senza dubbio molto accesa ha provocato una notevole bagarre in aula, con l’uscita del gruppo del Pdl. Il Presidente della Repubblica Napolitano da Parigi ha commentato laconico e telegrafico che è”un bene per il paese che la legislatura continui”. La lega che fino a questo momento è stata l’ago della bilancia per Berlusconi al Nord, ha fatto sapere per bocca di Umberto Bossi ripreso in parte dalla figuraccia per l’infelice e squallida battuta sui romani, che la “via è stretta” e quindi la soluzione migliore resta il voto. Questa volta siamo d’accordo con il “senatur”, non vedendo altra possibilità di uscire da questa grave crisi politica e istituzionale. Anche Maroni parlando a Nichi Vendola ha detto che “a Marzo si andrà alle elezioni”. Un fatto è certo e inoppugnabile. Questa condizione paludosa e sterile in cui la maggioranza si trova deve terminare subito perchè è deleteria per tutto il paese. Come si dice a mali estremi, vanno prese decisioni nette e efficaci per far ripartire un paese stanco, lento e per certi versi paralizzato. Andate tutti a casa, è il paese che lo chiede. il giocattolo si è rotto e non si può più riparare

Fonte:

Pugliamo L’Italia
http://www.youtube.com/v/49CPSz6knAc?fs=1&hl=it_IT

OCCORRE UNA RIVOLUZIONE CULTURALE

I dati forniti ieri dall’Ires Cgil devono costringere le forze politiche e sindacali ad abbandonare una politica moderata e più attenta alle esigenze di ricchi e industriali che del lavoro dipendente.
Lo dicono ormai gli economisti, anche quelli del Fondo monetario internazionale. La perdita del potere d’acquisto dei salari è un problema che deve essere risolto, non può più essere rinviato. Ne va dello stato di salute dell’economia mondiale. Se non ci sarà un aumento che non può che essere il risultato di una redistribuzione dei redditi, delle risorse, anche questa non più rinviabile, non si andrà da nessuna parte. Rischiamo di essere noiosi ma d’altre parte sono i numeri che parlano, cifre rese note dalle ricerche che le varie realtà investigative portano alla luce. Ieri è toccato all’Ires, l’istituto di ricerca economica e sociale della Cgil, rendere nota una realtà ormai ben conosciuta da anni e che in Italia sembra essere peggiore che altrove. Oltre cinquemila euro in meno in dieci anni per i salari italiani, per complessivi 44 miliardi, sono una cifra impressionante. E ancora più impressionante se confrontiamo i dati riguardanti le famiglie degli operai e degli impiegati con quelle di professionisti e imprenditori. Qui il divario è talmente alto, di classe per usare le parole giuste, da far gridare vendetta. Meno 3118 nel primo caso, più 5940 nel secondo. Stessa musica, e non potrebbe essere altrimenti, quando parliamo dei profitti delle maggiori imprese industriali, dei redditi da capitale e dei salari netti. Rispettivamente più 75,4%, più 87% mentre lo stipendio dei comuni mortali, o meglio il potere d’acquisto appunto, è sotto quello del 2000. Le ricette per risolvere questo problema sono tante. Tassare le rendite, le grandi ricchezze, combattere l’evasione fiscale, non c’è dubbio, lo hanno detto anche i ricercatori dell’Ires. Ma per fare questo crediamo che serva un vero e proprio voltare pagina, una rivoluzione culturale antiliberista che non può trovare cittadinanza solo all’interno della Federazione e di qualche altra realtà politica significativa ma comunque minoritaria. Queste forze non devono essere più lasciate sole a condurre certe battaglie. E anche la Fiom, la cui rappresentatività ben inteso, è fuori discussione come dimostrò il referendum di Pomigliano, non deve essere più additata come una componente “estremista” della Cgil ma accompagnata in tutte le sue battaglie che sono poi le battaglie a favore di tutti i lavoratori dipendenti e, non dimentichiamolo, per il rispetto della Costituzione, che fonda la nostra Repubblica sul lavoro, sui lavoratori e sulle lavoratrici. E’ tempo di elezioni, anche se ancora non sappiamo quando queste avverranno. E forse certe richieste della Federazione, come il ripristino della scala mobile e tante altre ancora, devono cominciare ad essere condivise da tutte le forze del centro-sinistra. Appunto perché non è più tempo dei se e dei ma. E non è degno di un paese civile accettare che un uomo come Marchionne guadagni oltre 400 volte quello che guadagnano i suoi dipendenti. Questo fa rassomigliare l’Italia più ad una realtà feudale che ad uno Stato moderno dove i più deboli hanno il diritto di essere tutelati dalla mattina alla sera e dalla culla alla bara, come si diceva una volta.

Fonte:

Partigiani del Terzo Millennio

L’angolo di Will

Ci stiamo sbagliando, ragazzi?

Leggo il titolo dedicato alla convention di Beppe Grillo e i suoi – “Grillo: faremo eleggere 20 ragazzi in parlamento” – e resto a chiedermi cosa non mi convinca. In fondo, l’intenzione di ringiovanire la classe dirigente la credo più che buona (malgrado la stupidaggine dell’uso del paternalistico “ragazzi”), e credo davvero che molti giovani anche con poca esperienza possano fare cose migliori di quelli che andiamo eleggendo a ogni giro raccontandoci che “giovani in gamba non se ne vedono”: e intanto votiamo vecchi pigri e mediocri (non tutti, non tutti).

Cosa non mi convince della prospettiva dei giovani grillini al potere? Diverse cose di contenuto – irrilevanti, ognuno ha il suo pensiero – e una di metodo. La mancanza di umiltà, l’esibita assenza del timore di sbagliare. La autocompiaciuta convinzione di essere nel giusto e di essere migliori degli altri. Occhio, che non sto dicendo le solite banalità che di solito alcuni complessati di destra indirizzano alle persone di sinistra di solidi principi: pensare di dover essere nel giusto non solo è legittimo, ma è anzi indispensabile. Io parlo del convincersi di esserlo, dell’evidente sforzo motivazionale “aziendale” di Grillo e dei suoi che allontana il dubbio (che c’è, siamo tutti insicuri), che sventola l’essere popolo eletto, che ha come progetto politico “loro sono peggiori e noi li cacceremo”.

La differenza tra i giovani che vorrei io a governare questo paese e quello che mi sembrano fare i grillini – ma posso sbagliarmi – sta nella differenza tra pensare che quello che si fa sia giusto e pensare che possa essere sbagliato, ogni momento. Persino quello che si dice, persino quello che si scrive.

Fonte:

http://www.wittgenstein.it

30 settembre, a Bruxelles si discute per un Parlamento Europeo Pulito

Come i lettori del Fatto Quotidiano ricorderanno, lo scorso anno ho lanciato dal mio blogwww.andreadambra.eu un’iniziativa per rendere ineleggibili i condannati al Parlamento Europeo sulla falsa riga di quella per un Parlamento Pulito ideata da Beppe Grillo e che da due anni giace nei cassetti del Senato con le 350mila firme raccolte l’8 Settembre 2007.

La Commissione petizioni del Parlamento Europeo dichiarò l’anno scorso ricevibile la mia petizione (417/2009) e la inviò per competenza alla Commissione Affari Costituzionali (AFCO) che aveva già in esame una modifica dell’atto riguardante le elezioni di cui chiedevo la modifica.
Con la nuova legislatura risultante dalle elezioni europee però la composizione della CommissioneAFCO cambiò e alla sua presidenza Carlo Casini (UDC/PPE) prese il posto del socialista tedesco Jo Leinen.

Casini quindi rispose alla Commissione Petizioni scrivendo che “la sua” commissione non aveva alcun margine di intervento sulla questione (cosa non vera) e preso atto di tale risposta la Commissione Petizioni chiuse la mia petizione.

Le migliaia di petizioni inviate però soprattutto grazie al sostegno del fattoquotidiano.it (con il banner inserito in Agosto) insieme allo “sbugiardamento” della risposta di Carlo Casini da parte del sottoscritto hanno convinto la Commissione Petizioni non solo a riaprire la mia richiesta ma ad aggiungervi anche le migliaia di firme ricevute di chi vuole un Parlamento Europeo Pulito e ad inserire l’argomento all’ordine del giorno della prossima seduta della Commissione che si terrà il 30 Settembre a Bruxelles alla quale sono inoltre stato invitato a partecipare come oratore in qualità di primo firmatario.

Certo del vostro sostegno, Vi ringrazio per quanto avete fatto fino ad ora

Andrea D’Ambra
http://www.andreadambra.eu/?s=parlamento+europeo+pulito

Fonte:

http://www.ilfattoquotidiano.it

ECCO DI COSA E’ ACCUSATO COSENTINO

Il giudice per le indagini preliminari Raffaele Piccirillo ha accolto la richiesta di arre sto per concorso esterno in associazione camorristica avanzata nel giugno scorso dai sostituti procuratori Giu seppe Narducci e Alessandro Milita, e ha inoltrato il fascico lo alla giunta della Camera. Fi no a ieri sera non era stato an cora depositato presso la se greteria della presidenza, ma dal tribunale di Napoli è parti to, quindi è soltanto una que stione di tempi tecnici che non slitteranno oltre oggi. Nicola Cosentino è accusa to da almeno sei pentiti della camorra casalese, che lo indi cano come il referente politi co istituzionale dei clan so prattutto in relazione allo smaltimento illecito dei rifiu ti. Già nel 2008 la procura di Napoli ne aveva richiesto l’ar resto, ma in quella occasione il gip aveva respinto. Da allo­ra, però, il lavoro di indagine è andato avanti e al giudice sono giunte integrazioni rac­colte dai due pm titolari del l’inchiesta. Ai primi tre colla boratori di giustizia che nelle loro deposizioni avevano co minciato a parlare dell’espo nente del Pdl, se ne sono ag giunti altrettanti, l’ultimo dei quali avrebbe fornito agli in quirenti importanti riscontri.

Fonte:

Partigiani del Terzo Millennio

QUI TORINO MA CHIAMATELA PARENTOPOLI, IL GOVERNATORE COTA SI DIFENDE: “SONO COSE NORMALI”

Il governatore da Torino inonda di rettifiche i giornali italiani: in cui non nega l’esistente, ma tenta di giustificarlo. E il problema rimane.

Adesso ne abbiamo la certezza: dopo la seconda smentita consecutiva – già una volta il governatore del Piemonte aveva affrontato la questione, anche sulle nostre pagine – possiamo affermare con sicurezza che il palazzo della regione torinese è davvero una grande famiglia. Roberto Cota riprende carta e penna per affidare a Libero l’ennesima smentita della vicenda Parentopoli, sollevata su Giornalettismoqualche tempo fa. Si era scoperto, con tanto di atti ufficiali, come dopo l’elezione a governatore dell’ex capogruppo della Lega alla Camera, si fosse scatenata in Piemonte l’assunzione selvaggia“Casi di assunzioni inopportune che vengono riferite alla Giunta sono tutte inventate di sana pianta, nel senso che non c’è nulla da nascondere quanto all’opportunità, anzi”, dice oggi Cota: e sbaglia. Perchè poi inizia ad elencare tutti i presupposti che renderebbero assolutamente trasparenti tali nomine.

LICEITA’ ED OPPORTUNITA’ – Ad esempio, sul caso della sua segretariapersonale, Cota ricorda che collabora con lei da 10 anni, di lei si fida, ed è solo un caso che sia la figlia dell’attuale capogruppo della Lega in regione; “si dice poi di un assessore che avrebbe assunto la moglie di un altro assessore. Peccato che la signora in questione abbia lavorato in regione ben 12 anni prima di conoscere il marito, e abbia vinto regolari concorsi sotto altre amministrazioni regionali”, dice Cota: e anche questo non vuol dire niente. Infatti, innanzitutto, grazie alla viva voce del presidente, ora sappiamo che questi casi sono effettivamente presenti nel palazzo della regione. Secondo, come detto, Cota sbaglia, perchè dice che è tutto regolare sotto il profilo dell’opportunità, il chè è un errore: è tutto regolare sotto il profilo della liceità. Ovvero queste persone hanno, in astratto, i requisiti per essere assegnate alle mansioni che gli sono state conferite. La scelta spetta a chi può farla, e chi può farla l’ha fatta, decidendo su parametri di opportunità: sono appunto quelli che oggi si contestano, non la mancanza dei prerequisiti per assegnare quella poltrona a quella persona. Cota si rassegni: ha assunto la figlia del suo capogruppo come segretaria. Sarà perfettamente lecito, ma è assolutamente naturale che un tale comportamento venga criticato dalla stampa, che ha il dovere di porre il problema ai cittadini. Allo stesso modo, nessuno costringeva un assessore ad assumere la moglie di un suo collega: sarà di certo bravissima, ma è questo quello che è successo. Magari non importerà niente a nessuno: se è così, tanto meglio per tutti.

MANI LEGATE –Cota ricorda poi di non potersi spendere più di quanto ha fatto per risolvere l’ampia parentopoli che dilaga nel Consiglio Regionale: “C’è lo stesso rapporto che intercorre fra Governo e Parlamento”, dice, e aggiunge di aver comunque già inviato una lettera al presidente dell’assemblea, “invitandolo ad intervenire, perchè non ho intenzione di associare l’immagine della Regione a questi comportamenti”. Le obiezioni si sprecano: Cota ce l’ha già associata, la Regione a questi comportamenti, con le assunzioni sue e della giunta – lecite, lecitissime, certo: vedi sopra – ed è curioso che un Presidente rimproveri il suo consiglio per comportamenti che egli stesso mette in pratica; secondo, siamo in grado di anticiparvila risposta del Presidente del Consiglio Regionale: “Mi dispiace, non posso fare niente, rientra nell’autonomia dei gruppi consiliari”, e la cosa finirà qui. Certo, visto che oltre al canale istituzionale esiste anche il canale politico, il presidente potrebbe porre seriamente alla sua maggioranza (mica lo sostiene Rifondazione Comunista: o si?) il problema della Parentopoli in sede politica – congressi di partito, livelli dirigenziali, stampa, eccetera: se non vuole farlo è perchè ritiene che il problema, in fondo, non esista, o non meriti considerazione. Invece esiste e continuerà ad essere sollevato: magari non cambierà niente, ma tutti avranno fatto il proprio lavoro, stampa e politica.

Fonte:

http://www.giornalettismo.com/

BOSSI E IL SUO FEDERALISMO….DI CARTONE.

A leggere le bozze che circolano e le dichiarazioni che girano sulla nuova tornata dei decreti di attuazione della legge Calderoli sul federalismo fiscale si resta a dir poco perplessi. E non solo perché l’orizzonte temporale – che all’inizio prevedeva l’attuazione a regime entro 7 anni dalla data di approvazione della legge, e quindi entro il 2016 – viene spostato al 2019. Tre anni in più, per un processo tanto complesso, sono un’inezia. Anche se sono un segno che la materia non è semplice e si preferisce prendere tempo.

Ma il continuo spostare più in là l’orizzonte temporale, letto alla luce dei nuovi testi, ha un significato preciso: il federalismo fiscale, semplicemente, non si farà. Perché, così come esce da questa confusa nuova formulazione, o è inapplicabile o è devastante. Vediamo perché, cercando di non cadere nella trappola delle tecnicalità, che in questa materia rischiano di far perdere la bussola sulla “sostanza”.

La “ricetta” implicita del decreto legislativo è questa: vi diamo la “libertà” di sostituire con aumenti di imposta i trasferimenti che vi verranno meno con il tempo, se non riuscite a ridurre la vostra spesa per il finanziamento delle funzioni assegnate. Assumendo l’idea che le diverse aree del Paese abbiano una ricchezza pro capite – e conseguentemente, una base imponibile – simile e, al contrario, sacche di spreco enormi in alcune regioni rispetto alle altre. Ma in Italia, anche se anni e anni di propaganda stanno inculcando l’idea che le cose stiano così, le cose sono molto diverse.

Le entrate fiscali sono molto sperequate tra Nord e Sud. Ridurre i trasferimenti significherebbe, semplicemente, provocare un aumento oltre i limiti del sostenibile della pressione fiscale sulle regioni del Sud, quelle più povere. Oppure una drastica riduzione della spesa pubblica nelle aree in cui essa è più bassa. Ovvero, di nuovo, le regioni meridionali. Ma no, rassicurano i tecnici: la legge prevede la “perequazione” tra Nord e Sud, in modo da garantire parità di trattamento e prestazioni uguali tra Milano e Palermo.

Ma allora, i trasferimenti statali non sarebbero aboliti. Cambierebbero forma: anziché chiamarsi trasferimenti si chiamerebbero perequazioni. Con la foglia di fico, però, dei costi standard, ovvero – teoricamente – di un ancoraggio alla spesa delle regioni più virtuose. Peccato però che nel decreto sui costi standard, che dovevano essere determinati in base alla Legge, entro il 2011, non vi è nulla di concreto, limitandosi a prevedere la loro determinazione – se tutto va bene – al 2014, quindi dopo l’orizzonte di questa legislatura, ammesso che essa arrivi alla sua scadenza naturale. Il sospetto è che non si abbia neppure l’idea di dove iniziare.

Insomma, viene messo in piedi un complicato meccanismo, che richiederebbe un numero di anni che viene sistematicamente spostato in avanti, o per lasciare sostanzialmente le cose come sono o per sfasciare completamente l’unità nazionale. Un bel capolavoro. Tremonti, che non è scemo, lo ha capito benissimo, e tiene in equilibrio la questione per dare un contentino alle Lega, spostare più in là nel tempo le cose per rassicurare i governatori del Sud (quasi tutti di centrodestra) e reggere sul versante dei conti pubblici.

Ma è chiaro che anche la Lega Nord non è interessata alla vera attuazione del Federalismo fiscale. In fondo, a pensarci bene, se davvero si raggiungesse questo traguardo, la sua stessa ragione di esistere verrebbe meno. Meglio continuare con le chiacchiere, aggiungendo ogni tanto qualche decreto legislativo vuoto di contenuti o inapplicabile. Un distintivo per i gonzi.

www.giornalettismo.com

Tessera ANPI ad honorem per Rita Borsellino

Tessera ANPI ad honorem per Rita Borsellino. A consegnargliela è stato il segretario provinciale dell’Anpi padovano, Tito Zulian. La decisione è stata presa – si spiega – per onorare il fratello Paolo ucciso dala mafia. “Il giudice Borsellino è stato e continua ad essere un esempio di Resistenza al malaffare e all’illegalità, di Resistenza messa in atto concretamente, tutti i giorni con intelligenza, caparbietà e integrità morale”. La consegna della tessera Anpi ad honorem è avvenuta vnerdì 3 settembre 2010, nell’ambito della festa provinciale del PD di Padova (dove anche l’ANPI è presente tutte le sere con un banchetto), dove si è  svolto il dibattito “La legalità è una parola del vocabolario democratico. Dialogo-dibattito con Rita Borsellino”.

Fonte:

http://www.anpi.it

BONANNI. LO SCIOPERO SI FARA’ NEI FESTIVI, C’E’ LA CRISI. Ha già scordato il fumogeno?

«Finchè perdurerà una situazione di crisi via libera agli scioperi solo di sabato o di sera». Non scherza il leader della Cisl, Raffaele Bonanni. Il conflitto sociale bussa alle porte e lui, con l’aria di fare una proposta seria, tira fuori un’altra misura repressiva. «Non faremo più perdere soldi ai lavoratori», spiega presentando la manifestazione sul fisco indetta assieme alla Uil per il 9 ottobre prossimo, sabato appunto. «Certo dipenderà dalla gravità della situazione che ci troveremo davanti perchè non si può dire che aboliamo gli scioperi», si affretta a spiegare ribadendo come la proposta, «una esercitazione dialettica», serva essenzialmente «a differenziare il sindacato da chi proclama, in un momento di crisi, 11 scioperi di fila», prosegue con un chiaro riferimento alla Fiom, le tute blu della Cgil. «Finchè potremo lo faremo solo di sabato o di sera ma dipenderà dalla situazione», insiste.   www.liberazione.it

Fonte:

Partigiani Del Terzo Millennio

Voci precedenti più vecchie